Alla Stazione Marittima di Napoli, che poi è la stessa location che ha ospitato nei giorni scorsi i congressi nazionali dei chimici e degli edili, è iniziato stamattina il congresso nazionale del Nidil, la categoria Cgil dei lavoratori precari. Un congresso sobrio, diremmo “precario”, “povero” di effetti speciali, ma ricco di spunti di riflessione e di lavoro. Non potrebbe essere diversamente per una categoria che vive nelle contraddizioni dei nuovi paradigmi produttivi della modernità.
E nella relazione di Claudio Treves, che si prepara a lasciare la categoria dopo averla diretta negli ultimi anni, sono contenute le indicazioni di fondo di un impegno che non sarà facile, che dovrà fronteggiare la dimensione inedita delle nuove soggettività (al Nidil direbbero identità) del lavoro. La digitalizzazione, i rider, le piattaforme, il modello Amazon, in primis, ma anche le forme tradizionali di sfruttamento e di precarietà.
Treves, dunque, lascia un’eredità importante, quella del tentativo testardo di ricomporre il vasto mondo del lavoro precario – inclusione e riscatto sono le parole chiave del congresso – e di ricondurlo dentro il perimetro della dignità e dei diritti, della sperimentazione creativa delle forme di lotta, del radicamento politico e organizzativo nei luoghi della precarietà.
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La chiusura della relazione, Treves la dedica ai passaggi interni, e richiama, anche lui, l’idea landiniana (anzi filcamsiana) del collettivo: “Essere la casa comune e plurale di visioni, esperienze e sensibilità, facendo sempre comunicare le parti alla ricerca testarda di una sintesi. Non per la distribuzione di posti, ma per sentirsi un collettivo”. Dopo la relazione, la platea, tutta in piedi, saluta “il compagno Treves” con una standing ovation. Qui il video.
Fortebraccio News