Un’immagine, spesso, racconta più di mille discorsi e di mille cronache. Soprattutto quando è spontanea, quando immortala momenti non ufficiali. Ieri Maurizio Landini era a Messina per uno dei tanti incontri che fa quotidianamente nei territori. Sala piena come un uovo, platea attenta, Landini è intervenuto davanti a centinaia di delegati e dirigenti locali.
Assediato dai giornalisti, accerchiato dai militanti in cerca di una foto con il segretario, Landini si accorge che un operaio vuole parlargli, vuole raccontargli la sua lotta e quella di altri 80 colleghi, e vuole raccontarla a lui. Landini si avvicina, lo ascolta, attento: “Partecipare ad un’iniziativa sindacale con relatori e interventi – dice Esmeralda Rizzi, presente ieri a Messina – i giornalisti che ti fermano, i compagni che chiedono una foto, centinaia di persone che ti stringono la mano e accorgersi di quel lavoratore che ha bisogno di parlarti, di raccontare la sua vertenza che è quella di altre 80 persone che stanno lottando per i propri diritti. Trovare il modo di capire, fermarsi a parlare con loro e fare sindacato vero, di lotta, di parte, quella dei lavoratori”.
Se c’è un tratto caratteristico della segreteria di Landini, quasi un’indicazione programmatica, è proprio l’ascolto, come nel motto zapatista “Camminare, ascoltando”. Lo abbiamo raccontato tante volte: l”ascolto delle braccianti in Puglia, dei rider a Roma, dei driver a Milano. E ‘ come se Landini volesse sondare direttamente, personalmente, cosa si muove nella pancia del paese, tra i lavoratori, per declinare poi in iniziativa sindacale quel bagaglio di storie e di esperienze: “Dobbiamo cominciare a cambiare un po’ anche noi stessi – va ripetendo Landini nei suoi interventi pubblici – perché nemmeno noi siamo perfetti”. Cambiare noi stessi, ascoltando.
Fortebraccio News