Questa lettera è stata inviata da Antonio Gramsci, nel dicembre 1930, alla madre, mentre scontava la sua condanna a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione, comminata dal Tribunale Speciale Fascista: “Sono sicuro scrive Gramsci dal carcere – che sei decisa a vivere a lungo, per poterci rivedere tutti insieme e per poter conoscere tutti i tuoi nipotini: finché si vuol vivere, finché si sente il gusto della vita e si vuole raggiungere ancora qualche scopo, si resiste a tutti gli acciacchi e a tutte le malattie”.
Carissima mamma, ecco il quinto natale che passo in privazione di libertà e il quarto che passo in carcere. Veramente la condizione di coatto in cui passai il natale del 26 ad Ustica era ancora una specie di paradiso della libertà personale in confronto alla condizione di carcerato. Ma non credere che la mia serenità sia venuta meno. Sono invecchiato di quattro anni, ho molti capelli bianchi, ho perduto i denti, non rido più di gusto come una volta, ma credo di essere diventato più saggio e di avere arricchito la mia esperienza degli uomini e delle cose. Del resto non ho perduto il gusto della vita; Dunque non sono diventato vecchio, ti pare? Si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare. In questo senso sono sicuro che neanche tu sei diventata vecchia nonostante la tua età. Sono sicuro che sei decisa a vivere a lungo, per poterci rivedere tutti insieme e per poter conoscere tutti i tuoi nipotini: finché si vuol vivere, finché si sente il gusto della vita e si vuole raggiungere ancora qualche scopo, si resiste a tutti gli acciacchi e a tutte le malattie.
Antonio Gramsci (Dicembre 1930)
Fortebraccio News
Di una umanità e attualità impressionanti. Avrebbe dovuto far tremare i polsi ai censori che la lessero prima di inoltrarla. Ma da buoni italioti anch’essi “tenevano famiglia” !
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Queste parole andrebbero fatte leggere da qualche politico Attuale, sempre che abbia le capacità di intendere quello che è scritto.
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