Matteo Salvini che depone un mazzo di tulipani bianchi davanti all’ambasciata ucraina. Salvini che apre le porte ai profughi ucraini in fuga da “una guerra vera”, Salvini che, come scrive L’Espresso – che ha ricostruito un breve repertorio di panegirici salviniani – è improvvisamente diventato “laconico” su Vladimir Putin. Eppure, negli anni, il leader leghista non ha risparmiato lodi sperticate, al limite dell’imbarazzante, al presidente russo. Nel novembre 2014, proprio a proposito dei rapporti Russia-Ucraina, il leader leghista si espresse con toni perentori: “Non rompete le palle a Putin!”. Solo un anno dopo, polemizzando con il presidente Sergio Mattarella, il leader leghista dichiarò provocatoriamente: “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin”.
Nel maggio del 2016 in un impeto di “autostima”, Salvini azzardò una profezia: “Faremo la storia con Trump, Le Pen e Putin”. Nel marzo 2017 Salvini si lanciò in una serie di inquietanti auspici: “Averne dieci di Putin in Italia, metterebbe un po’ di ordine”, disse. “Se avessimo un Putin in Italia staremmo decisamente meglio”. rincarò. E che dire del famoso slogan, mutuato dalle campagne elettorali berlusconiane, e pronunciato dalla piazza Rossa, con indosso una t-shirt celebrativa del presidente russo: “Menomale che Putin c’è”. Ma è nel 2019 che il livello di adulazione verso l’ex funzionario del Kgb raggiunge il suo apice: “Lo dico gratis: Putin è il miglior uomo di governo in questo momento sulla faccia della terra”. Il miglior uomo di governo sulla faccia della terra, Putin, per Salvini. Almeno fino a ieri.

Fonti: L’Espresso, Il Corriere della Sera, Globalist