La macchina organizzativa è in moto da giorni e alle 13.30 Roma sarà “invasa” dai colori della pace. Migliaia di persone sono in arrrivo in queste ore nella capitale da tutta Italia per partecipare alla manifestazione pacifista che si snoderà in corteo da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni, dove si alterneranno gli interventi dei promotori, a partire dalla Rete per il Disarmo, che la manifestazione l’ha convocata su parole d’ordine nette e una su tutte: no all’invio di armi italiane all’Ucraina: “Chiediamo l’immediato cessate il fuoco e il ritiro dell’esercito russo dentro i propri confini”, dicono i promotori, “servono ponti e solidarietà fra i popoli e si costruiscono con diritti e democrazia, non con mitragliatrici e missili terrra-aria. Nessuna guerra è mai stata fermata col riarmo”. Parole che bocciano la scelta del governo italiano di inviare aiuti militari a Kiev e che sottolineano l’urgenza di puntare tutto sui negoziati di pace. Richieste che hanno messo assieme una lunga lista di associazioni, sindacati e partiti da sempre in “prima linea” nelle battaglie per la pace e contro il riarmo. Tra queste, oltre alla Rete per il disarmo, anche l’Arci, l’Acli, Libera, Emergency, Legambiente, l’Anpi, l’associazione per le Ong italiane, gli operai insorgenti della Gkn, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista, Cgil e Uil.
In piazza non sarà presente la Cisl che dalla manifestazione si è “sfilata” perché in disaccordo con la “piattaforma” del movimento pacifista di cui contesta “l’equidistanza” tra le parti in campo. Il sindacato guidato da Luigi Sbarra non condivide le critiche al governo contenute nell’appello pacifista, in particolare sull’invio di aiuti miitari all’Ucraina, e si schiera decisamente con Mario Draghi: “non si può essere neutrali, noi siamo col governo italiano, stiamo con le misure che sono state prese, non può esserci equidistanza tra aggrediti e aggressori”.